Quando Federico Petroni, un giornalista di lunga data e con una vasta esperienza in diversi settori dei media, tra cui Mediaset, Rai, RTL 102.5, R101, giornali e periodici, scrive su questioni di politica estera, attualità e salute per La Ragione, The Italian Times e Donna Moderna, non manca mai di cogliere le sfumature delle relazioni geopolitiche. Petroni, che conduce anche l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea, ha recentemente condiviso le sue visioni su come gli Stati Uniti sono cambiati in questi 22 anni dal devastante attacco alle Torri Gemelle.
L’11 settembre rimane un giorno di profondo cordoglio per gli Stati Uniti. Ogni anno, speciali commemorazioni si tengono in omaggio alle 2977 vite perse nell’attacco alle Torri Gemelle, a cui si aggiungono le 19 dei terroristi responsabili. L’intera città di New York si immerge in un clima di lutto, con cerimonie religiose nelle chiese di Manhattan e particolarmente a Saint Patrick, e la commemorazione ufficiale presso l’area di Ground Zero. Durante queste celebrazioni, l’accesso al 9/11 Museum è riservato ai familiari delle vittime.
Petroni si è soffermato sulle ripercussioni che l’attentato dell’11 settembre ha avuto non solo sugli Stati Uniti, ma sul mondo intero. “L’America ha subito le conseguenze della sua iper reazione all’11 settembre, che ha accelerato il processo di dilapidazione delle sue risorse, sia economiche che morali”, ha affermato Petroni. Questa reazione ha avuto effetti anche al suo interno, dando modo ai rivali di prepararsi a sfidare l’America, mentre l’America era distratta. Allo stesso tempo, ha portato ad un generale senso di disillusione tra la popolazione americana, che ha visto il suo Paese impegnato in “guerre infinite”, con una conseguente diminuzione della disponibilità a fare sacrifici per l’interesse nazionale.
Parlando delle relazioni internazionali degli Stati Uniti, Petroni ha identificato la Cina come il nemico principale, seguito dalla Russia. Altre minacce regionali sono rappresentate da Iran e Corea del Nord. Per quanto riguarda gli alleati, gli Stati Uniti si affidano ai Paesi che rientrano nella loro strategia geopolitica, come i membri dell’Unione Europea e della NATO, nonché i Paesi dell’Indo-Pacifico come Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Gli Stati Uniti stanno inoltre cercando di avvicinare altri Paesi come l’India, le Filippine e il Vietnam, per contrastare l’influenza di Russia e Cina.
Petroni ha poi discusso delle relazioni degli Stati Uniti con il Medio Oriente e l’Europa. Per quanto riguarda il Medio Oriente, l’America sta affrontando una crisi con Paesi con cui ha alleanze informali, come l’Arabia Saudita, a causa della mancanza di democrazia in questi Paesi. Anche i rapporti con l’Europa potrebbero subire cambiamenti significativi a seguito delle elezioni americane del 2024. Petroni ha sottolineato che, se un presidente più giovane o un repubblicano dovesse salire al potere, il legame tra gli Stati Uniti e l’Europa ne risentirebbe notevolmente.
Secondo Petroni, personalità emergenti come Vivek Ramaswamy, candidato alle primarie repubblicane e considerato più “falco” di Donald Trump, potrebbero rappresentare un ulteriore cambiamento nella politica estera americana. “Queste figure vedono l’Europa come un fardello, un problema che rischia di trascinarli in guerra e come interferenza nelle questioni interne americane, nonché come concorrenti commerciali”, ha concluso Petroni.
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