La Banca Centrale Europea (BCE) si ritrova nuovamente al centro dell’attenzione dei mercati, a causa del possibile rialzo dei tassi di un quarto di punto, non si esclude neanche un rialzo di mezzo punto percentuale. In questi giorni sembra che anche la Federal Reserve (Fed), banca centrale degli USA, stia seguendo la stessa linea.
Considerando il quadro economico attuale, i singoli cittadini dovrebbero non soltanto essere a conoscenza delle politiche concernenti le proprie banche di fiducia, come quelle riguardanti i rendimenti dei conti correnti, ma anche di cosa accade ai vertici, ovvero alla Banca Centrale Europea.
L’area Euro ha visto negli ultimi giorni una nuova crescita dell’inflazione, che nel mese di aprile ha raggiunto il 7%, valore più alto degli ultimi sei mesi. I prezzi al consumo dei beni restano quindi elevati.
A fronte di ciò, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, ha avvertito a proposito di “rischi per la stabilità finanziaria e seri problemi di bilancio“, che potrebbero derivare da ulteriori rialzi. Si consideri infatti che l’Italia già oggi deve pagare tassi di interesse che sfiorano il 4% per vendere titoli di Stato e finanziare il debito pubblico.
Nel caso in cui la Banca Centrale Europea dovesse accelerare ulteriormente il ritmo delle dismissioni dei titoli di Stato, la situazione potrebbe peggiorare.
Responsabili e consulenti che auspicano una politica monetaria più intransigente, esprimono il desiderio di vedere lo stop ai riacquisti dei titoli di Stato che sono in scadenza. In questo modo la pressione sui debiti ne uscirebbe aumentata.
I rialzi dei tassi da parte della BCE potrebbero avere conseguenze anche sull’economia in generale. A questo proposito, numerosi economisti e analisti, avvertono sul rischio di una possibile recessione. Infatti, se quest’ultima è stata evitata dino a questo momento, non c’è garanzia che non possa verificarsi in futuro.
Su questo tema commenta Francesco Saraceno di OFCE, Sciences Po e Luiss. Egli afferma che la BCE “sa che fra qualche mese inizieranno a mordere le sue politiche, sul credito, sul consumo e sull’investimento delle imprese”, e perciò dovrebbe “mettersi in pausa per evitare una recessione”. Infatti, sostiene Saraceno, la Banca Centrale dovrebbe accettare che gli effetti delle decisioni prese a partire dallo scorso luglio si manifesteranno dopo 12-18 mesi, cioè da questa estate.
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