Con la loro bellezza esotica e la grande varietà di specie, le orchidee sono tra le piante più amate e coltivate nel mondo. Tuttavia nella loro cura è fondamentale l’innaffiatura, la quale è spesso un argomento di discussione tra gli appassionati di giardinaggio. Quali sono dunque i migliori metodi per innaffiare l’orchidea? Bisogna ricordare che non esiste un approccio universale e sperimentare con diversi metodi può aiutare a trovare la migliore strategia per garantire la salute e la prosperità delle orchidee nel proprio giardino o in casa.
Prima di toccare l’orchidea per innaffiarla, è importante far notare che bisogna conoscere le esigenze specifiche del fiore, poiché ogni specie può variare notevolmente la propria necessità idrica che dipende dall’habitat naturale da cui l’orchidea proviene. Inoltre il tipo di vaso utilizzato può influenzare in modo significativo la frequenza ed il modo in cui si adattano le orchidee. La maggior parte di questi ultimi infatti possono favorire l’aereazione delle radici. I vasi trasparenti infatti sono spesso preferiti perché permettono di monitorare facilmente lo stato delle radici senza dover per forza disturbare la pianta.
Appurato questo, un metodo comune per capire quando innaffiare è controllare il substrato: se quest’ultimo è asciutto al tatto, allora è arrivato il momento di idratare la pianta. Tuttavia è importante anche capire altri fattori come la temperatura, l’umidità ambientale e la stagione. Infatti in inverno, per esempio, diverse orchidee vanno in uno stato di dormienza e richiedono meno acqua rispetto alla stagione di crescita. In ambienti più caldi, invece, la traspirazione è maggiore e può richiedere delle innaffiature più frequenti.
Inoltre bisogna evitare il ristagno dell’acqua, poiché tale accortezza è importantissima per la salute delle orchidee. Le radici delle orchidee hanno infatti bisogno di un’adeguata areazione e l’accumulo di acqua nel substrato può portare inevitabilmente al marciume radicale. Per questo bisogna assicurarsi che il vaso abbia fori di drenaggio, in modo che l’acqua in eccesso possa scorrere liberamente per prevenire problemi legati all’umidità ed alla ritenzione d’acqua.
Un metodo ampiamente utilizzato e consigliato per innaffiare l’orchidea è quello dell’immersione. Questo approccio consiste nell’immergere completamente il vaso all’interno di una bacinella d’acqua per un periodo di tempo che può variare, solitamente, dai 10 ai 30 minuti. Durante questo periodo il substrato assorbe gradualmente l’acqua necessaria e, una volta finito il processo, il vaso deve essere lasciato sgocciolare per bene prima di essere posizionato.
Oltre al metodo immersione che è quello più utilizzato, c’è anche il metodo doccia. Per applicarlo, il substrato deve essere drenato ma non completamente asciutto, perché se è troppo asciutto la pianta potrebbe non assorbire adeguatamente l’acqua durante il trattamento. Per realizzare quest’ultimo bisogna utilizzare una doccia a mano regolabile o una testa di doccia con un flusso d’acqua delicato: l’obiettivo è infatti quello di simulare una pioggia leggera, evitando getti d’acqua troppo intensi perché potrebbero danneggiare le delicate radici dell’orchidea. Inoltre la temperatura dell’acqua deve essere simile a quella dell’ambiente circostante per evitare sbalzi termici stressanti per la pianta.
Per realizzare il metodo doccia, bisogna posizionare l’orchidea sotto di questa in modo che l’acqua possa fluire liberamente attraverso il substrato e fuoriuscire dai fori di drenaggio del vaso. Si inizia con un flusso d’acqua leggero, evitando di bagnare le foglie in modo eccessivo, in modo che l’acqua penetri uniformemente nel substrato raggiungendo le radici senza ristagnare. Dopo aver monitorato attentamente il drenaggio durante la doccia (nonostante il substrato debba essere bagnato alla base, l’acqua comunque non deve mai accumularsi troppo nel sottovaso), bisogna lasciare che la pianta dreni completamente prima di rimetterla nel suo luogo.
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