Ogni volta che si parla di flusso di cassa, l’argomento pesa come un macigno. Forse perché celiamo la consapevolezza di conoscere poco la finanza, comprendiamo i rischi di indebitamento o più semplicemente abbiamo paura di renderci conto dello status in cui ci troviamo.
Imparare come aumentare il cash flow è importante per evitare di indebitarci. Il flusso di cassa dovrebbe essere tenuto in considerazione soprattutto dalle famiglie da privati, e non solo dalle imprese. Ecco perché in questo articolo vedremo delle strategie utili per aumentare la liquidità nel conto corrente.
Il flusso di cassa per un privato con uno stipendio: le regole base
Un privato o una famiglia italiana con uno o due stipendi, deve imparare il concetto di flusso di cassa, più comunemente e tecnicamente chiamato “cash flow”. Si tratta di uno schema dove occorre segnare le entrate e le uscite.
Le entrate economiche in economia non sono altro che degli “attivi”, mentre nella voce dei “passivi” finiscono tutte le uscite economiche: immobilizzazioni, debiti, e prestiti.
Va fatta una particolare attenzione ai finanziamenti, che spesso vengono richiesti senza una logica, se non per l’impulso di ottenere più liquidità.
Una delle opzioni preferite dai lavoratori dipendenti per ottenere credito implica la cessione di una quota dello stipendio. Essendo un impegno a lungo termine, è importante capire come funziona il processo di rimborso. Scopri di più sulle modalità di restituzione nella cessione del quinto attraverso questo articolo informativo.
Chiarita questa premessa sui finanziamenti più comuni (la cessione del credito), è giunta l’ora di chiarire perché un privato o una famiglia italiana dovrebbero apprendere questi concetti e seguire uno schema preciso.
Nella voce degli attivi
Gli attivi – come si intuisce dal nome stesso – sono tutte quelle entrate economiche che generano reddito. Poco importa che sia reddito prodotto da lavoro in proprio, da impiegato o qualsiasi altra forma di business. Quello che importa alla fine dello schema è che gli attivi siano superiori ai passivi.
Se sei un lavoratore autonomo o un impiegato con busta paga, quello che dovrai fare è cercare di avere più entrate possibili. Proprio come in ogni business, anche tu dovresti avere diversi “rubinetti che fanno uscire denaro”.
Ipotizzando che tu abbia uno stipendio fisso e costante, tolte le spese fisse, il resto potresti investirlo in azioni o in altri strumenti finanziari che nel medio e lungo termine potrebbero portati un guadagno.
O più semplicemente, se sei un soggetto che non ama il rischio potresti considerare l’idea di capitalizzare una parte di denaro in beni rifugio o in tutti quegli strumenti finanziari con rendimento sicuro (anche se molto basso), talvolta sarà massimo all’1%, ma tutelarti dall’inflazione.
È l’esempio del perfetto quello che stiamo vivendo in questo periodo storico in cui stiamo scrivendo. L’inflazione in Italiaè alle stelle, i rincari stanno mettendo in ginocchio tante famiglie, e cosa c’è da fare se abbiamo un solo stipendio? Se stai pensando di risparmiare e conservare i soldi in banca è l’errore più grande che potresti commettere.
Se sei un risparmiatore seriale o comunque uno a cui tiene non sperperare denaro, potresti valutare soluzioni come il libretto postale, il conto deposito e i buoni fruttiferi postali. Queste sono le soluzioni ideali per impiegare denaro a breve termine, e salvarlo da possibili corrosioni dovute all’inflazione.
È chiaro che quel che devi sapere è che non esiste alcun investimento sicuro al 100%. In tutti i casi c’è sempre una percentuale di rischio. Ma quelli che ti abbiamo suggerito (non siamo intermediari finanziari o investitori, ognuno è libero di scegliere le proprie azioni), sono quelli meno rischiosi.
I passivi e l’indebitamento
La voce dei passivi è ancor più critica e rischiosa degli attivi. Perché se si ha uno stipendio mensile e quindi un’entrata sicura, fissa e costante, lo stesso non potremmo dire per le uscite economiche. Prima di tutto, dovrai cercare di inserire nell’elenco dei passivi tutte le uscite fisse (ricorda che anche affitto e mutuo rientrano in questa voce).
Erroneamente a quanto si possa pensare, a meno che non si effettui un investimento sul mattone, anche il mutuo è una passività, perché potrebbe essere rischio di indebitamento. Tuttavia, tratta questa colonna di uscite fisse, ce n’è un’altra ancora più importante: quelle variabili.
Nella prima fase – lo ribadiamo per l’importanza che ha – gli attivi devono essere molto più alti dei passivi. In realtà non esiste una vera e propria regola universale, salvo le nozioni suggerite da investitori o politici di tutto il mondo.
Ad esempio la senatrice statunitense Elizabeth Warren suggerisce di seguire la regola del 50/30/20. Dove il 50% dello stipendio deve servire a coprire le spese essenziali come la casa (mutuo o affitto che sia), e gli alimenti.
Il 30% da preservare per le possibili spese impreviste e gli svaghi, e il 20% da destinare come risparmio in liquidità o per chi lo desidera, investendolo.
Facendo un esempio pratico di un impiegato italiano, ci ritroveremmo con: 1.500€ di stipendio netto mensile. il 50%, ovvero 750€ da destinare alle prime necessità (auto, casa, alimenti), gli altri 450€ per svaghi e costi imprevisti, ed infine 300€ da conservare o investire.
Immaginando che si riescano a mettere da parte 300€ al mese, in un anno sarebbero 3.600€. Sicuramente a questo passo, in dieci anni sarebbero 36 mila euro.