In questo periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici, tutti siamo portati a riflettere sul nostro rapporto con il materialismo. A volte sembra che anche l’universo ti stia dando segnali che la tua vita ruota troppo attorno ai beni materiali. Potrebbe capitare, infatti, di vedere spesso numeri doppi nella vita di tutti i giorni, in particolare il numero 666 che, come dice Oroscopissimi, rappresenta l’attaccamento agli oggetti e ai soldi.
Il materialismo rende davvero infelici? Sono in molti a pensarlo, soprattutto dopo aver visto persone attorno a loro avere una quotidianità vuota nonostante la tendenza a focalizzarsi molto sull’accumulo di ricchezze.
In questo come in tanti altri casi, la scienza ha cercato di dare una risposta. Punto di riferimento utile al proposito è uno studio condotto nel 2003 da due ricercatori attivi presso l’Università del Colorado.
Gli esperti in questione, a partire da un campione di persone, hanno creato due gruppi. Ai membri del primo è stato chiesto di descrivere i dettagli di un prodotto il cui acquisto li aveva resi felici. Al secondo, invece, di fare lo stesso ma focalizzandosi su un’esperienza. A seguito di ulteriori test, è stato possibile riscontrare un maggior livello di felicità in coloro i quali avevano scelto di acquistare un’esperienza piuttosto che un prodotto.
Lo studio in questione, intitolato To Do or to Have? That is The Question, si è concentrato sul fatto che, quando si parla di esperienze, si tende a mettere in primo piano un livello di soddisfazione più alto in quanto, queste ultime, tendono a essere maggiormente soggette a reinterpretazioni positive, nonché a definire con più chiarezza l’identità di chi le vive.
Un altro aspetto fondamentale da sottolineare è il fatto che, grazie alle esperienze, si può migliorare la qualità delle proprie relazioni sociali.
Poca attenzione all’ambiente
L’eccessivo materialismo tende quindi a rendere chi lo vive in prima persona più infelice. I danni dell’attaccamento spasmodico ai soldi e ai beni materiali non riguardano solamente l’individuo e il suo equilibrio, ma anche l’ambiente. Dati scientifici alla mano, a una maggior attenzione al materialismo corrisponde un minor focus sulla salvaguardia della natura.
L’esasperazione della competizione
Proseguendo con l’elenco degli aspetti negativi del materialismo profondo, non si può non citare l’esasperazione della competizione. Da diversi anni a questa parte, si utilizza il termine “società delle performance”. Tra beni materiali e traguardi di vita, siamo tutti protesi verso la soddisfazione di aspettative altrui piuttosto che sul raggiungimento della nostra serenità.
Quando si parla del quadro appena tracciato, si inquadra una situazione dominata dall’inadeguatezza e dall’insoddisfazione perenne. Drammi come i suicidi di giovanissimi universitari o il dilagare delle diagnosi di depressione sono spesso legati ai fattori ambientali sopra citati.
Come trovare il giusto equilibrio
A questo punto, è naturale chiedersi quale sia la ricetta per il giusto equilibrio tra materialismo e attenzione al benessere interiore e alla ricchezza delle esperienze. Non esiste un percorso universale. Si parla, infatti, di aspetti troppo soggettivi. Di certo c’è che, mai come oggi, è fondamentale allenare l’empatia.
L’eccessivo focus sui beni materiali ci ha fatto dimenticare un’esperienza su tutte: quella del senso di comunità. Presi come siamo ad accumulare beni materiali – tra cui il denaro, che rincorriamo con ritmi lavorativi spesso al limite dell’esasperazione – ci dimentichiamo delle persone che abbiamo attorno e, in molti casi, ci accorgiamo da un giorno all’altro di essere soli.
Evitare tutto questo è possibile con piccoli gesti quotidiani. Chiedere alle persone vicine come stanno, come si sentono, quali sono i loro pensieri e le loro esigenze, rappresenta il primo passo per ritrovare quel senso di coesione che oggi abbiamo perso.
Si tratta di una sfida che può sembrare ardua vista la velocità con cui corre la nostra quotidianità. Ardua lo è di certo, ma è anche fondamentale per evitare di ritrovarsi circondati di cose materiali e poveri di affetti.