L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lancia l’allarme smog: su una popolazione mondiale di 8 miliardi, soltanto 80 mila persone (0,001%) respirano aria davvero pulita.
L’inquinamento atmosferico è una piaga con cui urge fare i conti, fare finta che non esista non è la soluzione e l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo rende noto attraverso la pubblicazione di alcuni dati recenti. La popolazione mondiale ha da poco superato gli 8 miliardi di persone, ma soltanto lo 0,001% di esse respira effettivamente aria pulita. Si parla di circa 80.000 individui residenti in zone in cui respirare non comporta un rischio per la salute. I restanti 7.999.920.000 abitanti del Pianeta Terra non possono dire lo stesso.
Ma cosa vuol dire inquinamento atmosferico? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si parla di inquinamento atmosferico quando si superano i 15 µg/m3 di PM 2.5 per più di 3-4 giorni all’anno.
Il particolato sottile PM 2.5 consiste nelle particelle di smog che hanno un diametro di 2,5 micrometri o inferiore. La soglia di sicurezza della concentrazione di PM 2.5 nell’atmosfera non dovrebbe mai superare i 5 microgrammi per metro cubo.
Nella maggior parte del globo questi livelli vengono ampiamente superati, con conseguenze negative sulla salute dei cittadini e del pianeta stesso. Infatti, l’inquinamento atmosferico produce il cosiddetto effetto serra che a sua volta contribuisce al riscaldamento globale, che è attualmente la minaccia più grande per la sopravvivenza dell’umanità.
Stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, soltanto lo 0,18% della superficie della Terra non è esposta a livelli sopra la soglia di sicurezza di PM 2.5, corrispondente a circa 80.000 persone che respirano aria pulita.
I dati raccolti e analizzati tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2019 relativi a 175 paesi del mondo, evidenziano che la concentrazione media annuale di PM 2.5 è pari a 32,8 microgrammi per metro cubo: il doppio rispetto alla soglia di sicurezza.
La situazione è particolarmente critica in Asia orientale, che registra una concentrazione media annua di PM 2.5 pari a 50,0 µg/m3. Segue l’Asia meridionale con 37,2 µg/m3, e completa il “podio” l’Africa settentrionale con 30,1 µg/m3.
Si registrano invece timidi miglioramenti della qualità dell’aria in Europa e Nord America. Preoccupa invece l’aumento dei livelli di PM 2.5 in Australia, Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi.
Stabilito che le decisioni principali relative all’inquinamento atmosferico spettano alle grandi aziende e alla politica, intanto ogni cittadino può dare il proprio contributo adottando uno stile di vita sostenibile e riducendo la propria esposizione agli agenti inquinanti, ad esempio imparando come purificare l’aria di casa. Le abitazioni private, infatti, non sempre sono luoghi privi di agenti potenzialmente tossici.
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