Emergency denuncia la negligenza di Malta nei soccorsi ad un peschereccio con a bordo circa 500 migranti. Dopo diverse difficoltà e altrettanti pericoli affrontati in acqua, le 500 persone sarebbero state catturate dall’equipaggio di una nave libica e costretti così alla prigionia una volta tornati a terra.
Per quanto accaduto l’isola di Malta potrebbe aver violato le leggi internazionali. Il paese finisce nuovamente sotto lo sguardo attento di Emergency per la condotta nei confronti dei richiedenti asilo.
Sebbene l’isola europea sia molto apprezzata, soprattutto come destinazione per le vacanze sia estive che invernali dal momento che Malta d’inverno è altrettanto visitabile, è chiaro che episodi come questo ne minino anche l’immagine agli occhi del resto d’Europa.
Migranti costretti verso le prigioni libiche: Malta respinge le richieste di aiuto
Emergency e altri gruppi di aiuto umanitario accusano Malta di aver violato il diritto internazionale. La pesante accusa arriva dopo che l’isola avrebbe facilitato il rimpatrio forzato in Libia di centinaia di richiedenti asilo, condannandoli in questo modo ad essere imprigionati in condizioni orribili.
Il gruppo di circa 500 migranti, tra cui molti bambini, si trovava su una barca diretta in Europa quando la scorsa settimana la loro nave è andata alla deriva, lasciandoli bloccati nel Mediterraneo. La situazione si è aggravata quando la barca ha iniziato a riempirsi d’acqua.
I richiedenti asilo hanno chiamato una hotline umanitaria per chiedere aiuto. Le autorità maltesi responsabili delle missioni di ricerca e soccorso nella zona considerata non sono mai arrivate.
Stando a quanto riferito da Emergency, i migranti sono stati invece catturati in mare da quello che si ritiene essere un gruppo della milizia libica, che ha poi condotto le 500 persone in una prigione a Bengasi.
I gruppi per i diritti umani denunciano da tempo le torture, le sparizioni e i numerosi altri pericoli affrontati dai richiedenti asilo in Libia e nelle prigioni libiche nello specifico. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite quanto accade nelle aree di prigionia della Libia equivale a crimini contro l’umanità.