L’allergia rappresenta un problema da affrontare ogni primavera ed state per moltissime persone. I soggetti allergici al polline si armano di antistaminici per trascorrere le settimane della fioritura come meglio possono. Tra i fastidiosi sintomi dell’allergia troviamo mal di testa, congestione e naso che cola, prurito e lacrimazione degli occhi, tosse e anche mal di gola.
Uno studio recente ha tuttavia evidenziato che da qualche tempo l’allergia rappresenta un problema anche per soggetti che generalmente non ne soffrono. Ciò accade soprattutto per chi risiete nelle città, nella cui aria è possibile rinvenire un mix di pollini e inquinanti atmosferici come lo smog che intensificano le manifestazioni allergiche.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Allergy e coordinato dal Max Planck Institute for Chemistry di Mainz ha evidenziato che alcuni inquinanti atmosferici vengono assorbiti dal polline e di conseguenza rilasciati nelle vie aeree. In questo moto accade che le manifestazioni allergiche legate ai pollini si intensifichino, colpendo anche soggetti che generalmente non soffrono di allergia.
La Società Italiana di Aerobiologia Medicina e Ambiente (Siama) segnala la ricerca e la commenta durante un evento per la Giornata Nazionale del Polline (celebrata il primo giorno di primavera) che vanta il patrocinio della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic).
Mario Di Gioacchino, presidente Siaaic ha spiegato che:
Lo studio mostra che alcuni pollini, come ad esempio quelli delle graminacee, innescano l’iperattivazione dei Toll-like receptor 4 (TLR4), recettori cellulari che attivano la reazione allergica del sistema immunitario, anche in chi non soffre di allergie.
Prende poi la parola Vincenzo Patella, il presidente Siama, che spiega:
Finora si era partiti dal presupposto che il continuo aumento delle malattie allergiche registrato negli ultimi decenni fosse da ricondurre alla combinazione tra predisposizione genetica e anomalie climatiche. Ad avere un ruolo determinante in questa ‘epidemia di allergie’ sarebbe anche l’esposizione eccessiva degli allergeni ad alcuni inquinanti atmosferici che, proprio negli ultimi anni, hanno raggiunto concentrazioni elevate.
Patella segnala inoltre che negli ultimi tempi:
Siamo passati da concentrazioni di 200 pollini totali per metro cubo di media nei giorni di picco di 5 anni fa ai 2.000 attuali, ben 10 volte di più.
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